![]() IL TEMPO DEL "RECUPERO" Chi pratica sport agonistico, allenamento funzionale e altre discipline, lo sa bene che in ogni allenamento è presente un periodo di tempo detto “recupero” (Recovery in inglese). Con il termine “recovery” si definiscono sia le pause tra una serie e l’altra (ad esempio praticando un allenamento con i pesi), sia il tempo trascorso di riposo tra una sessione allenante e l’altra. Questi periodi di tempo hanno lo scopo di dare il tempo ai sistemi muscolari ed energetici di rigenerarsi per affrontare nel modo migliore l’allenamento successivo, o la gara. Il tempo per “recuperare” è un elemento di estrema importanza e utilità anche per chi non pratica sport agonistico. Le nostre giornate sono spesso piene di impegni, di cose da fare al lavoro, a casa, in famiglia, siamo troppo presi spesso dal devo fare, devo andare… Tutti questi eventi portano ad un grande consumo di energia psicofisica, con l’accumulo di eccessiva stanchezza, il calo della concentrazione, una minore capacità di prendere decisioni, nervosismo, impazienza…. e molto altro. Si arriva spesso a fine giornata stanchi, esausti e, ancora una volta non ci siamo presi il tempo per noi. Cosa possiamo fare? come agire? Per migliorare e equilibrare le nostre energie fisiche e mentali ogni giorno? Le possibilità sono molteplici: riposare bene, nutrirsi in modo equilibrato e corretto, diminuire gli impegni quotidiani, rallentare il ritmo. Gli impegni quotidiani si, quante cose veramente necessarie facciamo ogni giorno? se scriviamo un breve elenco, sincero e veritiero ci accorgiamo che alcune delle “cose da fare” non sono poi così urgenti o necessarie vero? Allora perché non guardare un po' meno lo smartphone ad esempio? oppure perché non lasciare spenta la tv quando siamo a casa? Perché non delegare ad altri alcune incombenze? Sono solo alcuni esempi, se però ci alleniamo ogni giorno a “non fare” alcune di queste ed altre cose ecco che, come l’atleta grazie alla fase di “recovery” migliorerà la sua prestazione, anche noi ci troveremo con più energia psicofisica, più tempo libero da dedicare a fare ciò che ci fa sentire bene e a dare una “prestazione quotidiana” migliore, non ultimi per importanza un umore più stabile e positivo e più tempo da dedicare a tutte quelle attività che ci fanno "sentire bene". Vuoi creare un piano personale di miglioramento e riequilibrio fisico e mentale? Scrivimi, clicca sul pulsante "contatti utili" che trovi qui sotto. (c)LucaStocchi2019
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![]() LA GRATITUDINE “Impara a amare ciò che desideri ma anche ciò che gli assomiglia. Sii esigente e sii paziente. È Natale ogni mattino che vivi. Scarta con cura il pacco dei giorni. Ringrazia, ricambia, sorridi.” STEFANO BENNI Quando qualcuno ci aiuta, ci risolve un problema, ci fa una cortesia di solito ringraziamo, a volte in modo “automatico”, quasi fosse scontato, a volte invece se l’aiuto è stato particolarmente utile ed efficace e ci ha “toccato il cuore”, il “grazie” che riusciamo a pronunciare arriva da quel sentimento profondo di riconoscenza che definiamo “gratitudine”. Ma cosa è la gratitudine? La definizione da vocabolario è: Sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o favore ricevuto e di sincera e completa disponibilità a contraccambiarlo. Oppure: Riconoscimento di beneficio ricevuto e memoria di esso. Ma possiamo se lo vogliamo, essere grati anche delle piccole cose apparentemente “scontate” di ogni giorno. Si, può apparire banale ma se desideriamo cominciare a dare una svolta in positivo alla nostra giornata, e perché no, alla nostra vita, impariamo a essere grati ogni giorno per ciò che abbiamo. E’ un esercizio semplice, che possiamo fare una volta al giorno (meglio al mattino), servono pochi minuti, un foglio e una penna. Proviamo a scrivere ogni giorno, almeno 10 cose di cui siamo grati. Facciamo un esempio: il sole di oggi, la buona colazione fatta da poco, il sonno ristoratore…. Per fare in modo che questo esercizio funzioni è importante “sentire” profondamente il sentimento di gratitudine, essere sinceri di cuore e disponibili verso se stessi a guardarsi intorno e dentro, con curiosità scoprire quante sono le cose di cui possiamo essere grati. “La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro.” THICH NHAT HANH Lo scopo della pratica è di attivare le energie creative profonde e aiutarci a mantenere un atteggiamento positivo e di apertura; la gratitudine è un sentimento che attiva altre energie “positive”. (Vi assicuro che vi cambia la giornata in meglio, lo sto provando su di me da qualche tempo) L’esercizio è proposto con variazioni, approfondimenti e meditazioni in testi di crescita personale olistica da esperti e avatar come Roy Martina e Joe Vitale e molti altri. Vi invito a provare e se lo vorrete a condividere con me cosa accade, se accade e se percepite cambiamenti. VUOI AIUTARMI? SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST CONDIVIDILO, GRAZIE :) (c)LucaStocchi2019 Immagine dal web ![]() Spesso mi sento dire “non ho tempo per me”, dai miei clienti, dagli amici, dai colleghi…io stesso a volte “non ho tempo per me”. E, questa frase è riferita appunto al “tempo per se stessi” inteso come quello spazio che potremmo trascorrere facendo quello che ci piace, che ci rigenera la mente e il corpo, che ci fa’ sentire bene, ci rende più energici, positivi, presenti, consapevoli. Quello spazio che, per noi può essere di qualsiasi genere o tipo, ad esempio: fare attività fisica all’aperto come una corsa, una camminata o un giro in bici, andare ad un corso fitness in palestra, giocare a scacchi, cucinare, fare meditazione…ognuno di noi ha qualcosa di diverso che gli piace fare e, che ha un effetto rigenerante per il corpo e la mente. Mentre facciamo quello che ci fa sentire bene, siamo sentiamo più presenti, leggeri e concentrati, siamo in quello che si definisce “stato di flusso”. E dopo? Scatta qualcosa di naturale, che è parte di noi, da sempre. Il risultato e che siamo ben disposti ad affrontare le difficoltà che la vita di ogni giorno ci mette davanti, migliora la nostra capacità di affrontare e risolvere i problemi, le relazioni sono più sincere, pulite, presenti. Eppure nonostante gli evidenti risultati (riscontrati in chi pratica con costanza), il benessere generale e le differenze che possiamo percepire….continuiamo a dire “non ho tempo per me” e a ritagliarci spazi non sufficienti, forse troppo brevi o troppo distanti tra loro nel tempo. Ora un invito per te (chi scrive questo post pratica da tempo). Prenditi “il tuo tempo”. Parlane con il tuo partner, marito o moglie (se li hai), oppure “screma” dalla tua agenda qualche impegno (non è tutto così necessario da fare subito, dai) e scopri quanto tempo libero hai per fare quello che ti piace, che ti fa’ sentire bene. Pratica, pratica ogni giorno, mezz’ora, un’ora, dieci minuti ma pratica! Non sentirti un egoista oppure “in colpa” , praticare ha i benefici scritti sopra e altro ancora che scopri a breve e medio termine. Prenderti “il tuo tempo” è un aiuto efficace a vivere meglio, aiuta a ripulire mente e corpo dalle “tossine” che la vita di oggi, spesso ci trasmette. Lo stato di benessere aumenta, la consapevolezza aumenta. Non parlo di miracoli, ma di risultati oggettivi che se vuoi possono diventare i mattoni di un vero cambiamento o miglioramento del tuo stato di vita attuale. (c)LucaStocchi2019) ![]() Coaching: Restare in ascolto L’incapacità dell’uomo di comunicare è il risultato della sua incapacità di ascoltare davvero ciò che viene detto. Carl R. Rogers Quante volte ci accade durante la giornata di comunicare con gli altri e di non essere capiti, oppure fraintesi. Ad esempio, concordare alcune cose da svolgere al lavoro con un collega e poi ricevere lamentele perché non è stato eseguito correttamente il compito assegnato. Un altro esempio: quelle occasioni in cui ci siamo ritrovati a discutere con il partner perché le nostre parole erano state male interpretate mentre cercavamo invece di spiegarci meglio per farci capire? Questi sono solo un paio di esempi, ma sappiamo bene quanto di frequente questo può accadere in altre situazioni, che poi possono sfociare in litigi, creare attriti o incomprensioni non facili da chiarire e risolvere. Gli esempi descritti sopra aiutano a capire che, ascoltare può sembrare un processo spontaneo, naturale, quasi scontato, ma in verità non è semplice. Inoltre ci aiutano a introdurre un concetto, quello di ”ascolto passivo”. E’ un modo di ascoltare distratto, inconsapevole che non crea contatto con chi abbiamo davanti a noi. L’ascolto passivo si mostra attraverso diversi segnali, ecco alcuni esempi: - guardare il cellulare o leggere il giornale; - offrire in fretta soluzioni, senza prestare attenzione a quello che l’altro dice; - sguardo sfuggente. Come possiamo fare quindi per limitare questi errori? Come possiamo relazionarci meglio? Dobbiamo imparare ad ascoltare in modo “attivo”. Un valido processo di aiuto è il dialogo strategico elaborato da Giorgio Nardone, considerato uno dei massimi esponenti della scuola di Palo alto, in decenni di studi ha elaborato e sviluppato una serie di tecniche avanzate che si rilevano fondamentali per comunicare e ascoltare in modo “attivo”. L’ascolto attivo non è solo ascoltare in silenzio; richiede la profonda attenzione e comprensione di ciò che l’altro sta dicendo, occorre anche rielaborare e riformulare il messaggio, entrare così in sintonia con l’altro, interpretare i segnali non verbali, percepire le emozioni e far sentire che siamo vicini, così è possibile contribuire a pieno in ogni momento della comunicazione. Possiamo dire che, ascoltare, restare in ascolto è una condizione emozionale interna, è essere disponibili, attraverso la comunicazione a raggiungere un obiettivo, che non è scontato e le risposte non sono anch'esse prevedibili. (Fonte: Terapia breve strategica, a cura di P.Watzlawick e G.Nardone) (c)LucaStocchi2019 ![]() COACHING: ASCOLTARE L’ALTRO "Parlare è il modo di esprimere se stesso agli altri. Ascoltare è il modo di accogliere gli altri in se stesso" (Wen Tzu) Nelle relazioni sociali “ordinarie” accade spesso che presi dalle nostre reazioni, nel dare consigli o con commenti ben intenzionati, ci blocchiamo a vicenda. Questa modalità impedisce di raggiungere una buona profondità nella relazione e spesso fa sentire l’altro incompreso, non ascoltato. Se veramente vogliamo dedicare un periodo di tempo ad ascoltare chi vuole parlare con noi e desideriamo “farlo bene” occorre applicarsi con sincera disponibilità. “L’ascolto assoluto” è una delle modalità di ascolto che propone nel suo libro lo psicoterapeuta Eugene T. Gendlin: FOCUSING - Interrogare il corpo per cambiare la psiche. Gendlin fornisce molte modalità per “ascoltare”, ne cito solo alcune, che, sono veramente illuminanti e possono portare a risultati sorprendenti:
Scoprirete così, come con attenzione, disponibilità sincera, concentrazione di essere dei buoni ascoltatori e come spesso accade di essere un valido supporto e aiuto all’altro. “L’ascolto permette a chi è ascoltato di ascoltare se stesso”. Maurice Bellet (c)LucaStocchi2019 ![]() Per riscoprire il corpo, per ritornare ad ascoltare le sensazioni ed emozioni utili e che ci fanno crescere e cambiare in modo positivo. Esiste un metodo efficace e piuttosto semplice, che si può fare anche da soli, il Focusing. Questo metodo risveglia un processo naturale, che da sempre ci appartiene, riattiva in modo consapevole la nostra capacità di “sentire” nel corpo le sensazioni. Il nostro corpo ha tutte le informazioni per sapere cosa fare, cosa è meglio per noi, quale passo fare per cambiare in positivo, attraverso il focusing abbiamo la possibilità di “mettere a fuoco” e trovare la modalità corretta e migliore per ascoltare come stiamo rispetto a un evento stressante o a un carico eccessivo di responsabilità ad esempio. Un po' di storia Il Focusing è stato scoperto negli anni 70, dal dottor E. Gendlin (Psicoterapeuta e filosofo della scienza) che grazie alle osservazioni e all’esperienza clinica e attraverso l’ascolto di moltissime ore di sedute di psicoterapia, ha rilevato come i pazienti che riuscivamo ad ascoltarsi internamente ad arricchire le esperienze attraverso le sensazioni del corpo, riuscivamo meglio nel processo di cambiamento e lo stesso era più efficace, radicato, di successo. Come si fa Focusing? Gendlin ha sviluppato 6 passaggi per entrare nel processo di focusing. 1) Creare spazio: occorre fare silenzio e restare con sé stessi dedicando qualche minuto al rilassamento. Ciò è raggiungibile ascoltandosi, in modo sereno e tranquillo. Per rilassarci possiamo ad esempio partire dai piedi, poi le gambe, i glutei, risalire alla schiena, le spalle, il collo, la testa; così portiamo l'attenzione all'interno del corpo, in particolare nelle zone del petto e dello stomaco e sentiamo cosa succede. Qualunque sensazione si incontra proviamo a salutarla a dire un "ciao, come stai? rimaniamo a vedere cosa succede lasciando che la risposta provenga naturalmente dalla percezione del corpo senza analizzarla; così facendo liberiamo uno spazio tra noi e quello che sentiamo. 2) La sensazione sentita: Tra le varie sensazioni che possono essere emerse se ne sceglie una sulla quale fare focusing, portando l'attenzione nel punto esatto di dove si sente nel corpo, senza analizzarla in modo da avere la sensazione indefinita dell'intero problema. 3) Simbolizzare: lasciamo poi che dalla stessa sensazione emerga una parola, una frase, un gesto, un'immagine, un suono che la descriva perfettamente, come ad esempio si fa quando usciamo di casa con l'impressione di non aver fatto qualcosa, cercando di far combaciare quello che si sente con quello che non si è fatto, esempio: abbiamo lasciato le finestre aperte, fino a che non si trova la risposta che si adatta a quello che si prova. 4) Risuonare: Ora verifichiamo la sensazione che si sente con la parola, la frase, suono, l'immagine o il gesto, per vedere se risuona e coincide: questo produce un piccolo segnale fisico, un senso di sollievo o rilassamento, ad esempio come quando ci si ricorda di non avere chiuso le finestre prima di uscire di casa. 5) Porre domande: mantenendo un contatto sereno e positivo con la sensazione, ora è possibile chiedersi ad esempio, "cosa c'è nella sensazione che ho sentito?", o "che cosa rende il problema come lo sento?", Si rimane con questa sensazione, riportando l'attenzione al corpo, fino a che non avviene un ulteriore cambiamento, come ad esempio un leggero sollievo o un rilassamento. 6) Accogliere: ora si può accogliere il cambiamento, come scritto negli esempi può essere un piccolo rilassamento o un leggero sollievo. Abbiamo preso consapevolezza della sensazione, l'abbiamo riconosciuta, abbiamo fatto un passo avanti dentro di noi. Prendiamone nota, ci sarà utile, di certo. La pratica del focusing, può essere fatta da soli, con un amico o con un aiuto speciale, come ad esempio un coach, un counselor che rimane al nostro fianco e ci supporta nel cambiamento, nella scoperta e nell'identificare la sensazione sentita, quindi un passo dentro di noi che si può trasformare in una azione efficace e profonda verso il cambiamento personale che stiamo cercando. Il corpo ha le risposte, mettiamoci a sua disposizione con serenità curiosità sincera e accettazione, il corpo è vero un amico. (c)LucaStocchi2018 Fonti: Focusing il potere della focalizzazione nella vita e nella pratica terapeutica, Ann Weiser cornell, Edizioni Crisalide(Agosto 2010) Focusing, interrogare il corpo per cambiare la psiche, Eugene T. Gendlin, edizioni Astrolabio (Febbraio 2001) ![]() Il corpo può essere nostro amico, anzi è un vero amico. Possiamo, ad esempio, attraverso di lui scegliere di andare alla riscoperta dei segnali “interni” (sensazioni) che ci trasmette. E' un processo utile e profondamente trasformativo, aiuta ad esempio a prendere la decisione migliore per noi, ad agire in modo efficace, a fare chiarezza su una situazione che ci blocca o limita. Portare attenzione all’interno di stessi, con serena curiosità, essere disposti ad sentire e accogliere le sensazioni che il corpo ci vuole fare ascoltare, farne conoscenza e amicizia, sentirle in pieno e sviluppare così una nuova consapevolezza. Ma perché intervenire con questa modalità su se stessi? Accade a volte che, di fronte ad una scelta o ad un evento come ad esempio un colloquio importante, una gara sportiva, una riunione al lavoro, sensazioni come un blocco allo stomaco, un improvviso mal di testa, emergano e come reazione cerchiamo di mandarle via, di evitarle, facciamo finta che non "esistono" e il cervello rimugina e rumina, i pensieri navigano tra passato e futuro. Oppure ci si tuffa dentro l’emozione che viviamo come negativa o fuorviante e la si vive intensamente. Accade così che consumiamo energie psicofisiche e tempo spesso inutilmente. Ma la vita, è qui e ora, nel tempo presente e come scritto sopra portare attenzione con serena curiosità alle sensazioni che il corpo ci vuole tramettere è un processo naturale che offre risposte sincere e vere. Fare amicizia con le sensazioni del corpo, conoscerle e accoglierle è come ascoltare le confidenze, i dubbi di un amico e in modo aperto, empatico e sincero. Rimaniamo lì, al suo fianco senza giudicare le sue parole. Ascoltiamo con amorevole e sincero interesse, per chiedere poi se possiamo fare qualcosa. E come spesso accade, l’amico riconosce, mette a fuoco, definisce e trova le risposte, le modalità per fare il meglio e scopre nuove possibilità. Lo stesso possiamo fare con noi stessi, crearci uno spazio personale, metterci in ascolto della sensazione nel corpo, metterla a fuoco, darle un nome, ascoltarla, chiedere se possiamo fare qualcosa, sentire il cambiamento, la nuova sensazione positiva nel corpo e agire con consapevolezza nella giusta direzione. Serve prendersi tempo, spazio e il desiderio di ritrovare il sentire profondo sincero e veritiero che solo il corpo sa dare. (c)LucaStocchi2018 ![]() L'ALLENAMENTO MENTALE? L’allenamento mentale (Mental Training) è un processo. E' una delle risorse che abbiamo a disposizione per mantenere il cervello attivo e pronto. Perché sia che si tratti, di affrontare i problemi quotidiani, di programmare un esame, di svolgere un lavoro impegnativo, preparare una gara sportiva o portare a termine un progetto di vita importante per noi, il cervello è in grado di aumentare e migliorare le sue capacità cognitive, di memoria e di creatività. E' lo strumento necessario a svolgere quanto scritto sopra e molto altro in modo efficace, ecologico, sano e funzionale. Allenare il cervello è paragonabile ad allenare il corpo. Per fare questo occorre attivarsi e mettere il naso fuori dalla “zona di comfort”. Come per l’allenamento corporeo servo sforzi costanti e regolari, aumentando progressivamente le difficoltà, otteniamo dei risultati concreti. Inoltre se vogliamo che funzioni e dia degli esiti occorre trasformare l’esercizio mentale in una buona abitudine. Ecco alcuni consigli per allenare il cervello e aumentare il suo potenziale: Praticare rilassamento profondo o meditazione. Rilassarsi o fare meditazione sono tecniche che esercitano il cervello e il corpo a relatore, a ritrovare e riequilibrare le energie psicofisiche. Inoltre come ampiamente dimostrato aiutano a mantenere e aumentare il benessere generale, il contatto con se stessi. Fare attività fisica. Praticare con continuità uno sport, come la corsa, la bicicletta, il nuoto, oppure lezioni di gruppo in palestra aiuta mantenersi in forma, facilita la socialità e durante le lezioni si ricevono stimoli che migliorano le prestazioni personali. Leggere. La lettura è un modo facile ed economico per allenare il cervello, grazie alla lettura vengono stimolati processi mentali come la memoria, il ragionamento e la percezione. Praticare un hobby impegnativo. Trascorrere parte del tempo libero con un hobby che ci piace è uno stimolo continuo per il cervello e il corpo a rimanere attivo, concentrato e coinvolto nel fare. Il senso di benessere generale aumenta così come la soddisfazione personale. Vivere in un ambiente ricco di stimoli. Rimanere attivi, ricercare motivazioni positive e nuove per noi è un altro modo molto efficace di allenare il cervello. Come mettersi alla prova in ambienti nuovi, essere curiosi, mantengono e stimolano le connessioni cerebrali. Stimolare la creatività. Lasciare spazio alla creatività è importante, praticare attività come ad esempio la musica, la danza, la pittura favoriscono l'estro e sono di aiuto a evitare uno stile di vita sedentario. Questi sono alcuni esempi, per cui è essenziale condurre una vita attiva, essere disposti a modificare la routine quotidiana, avere voglia di imparare e scoprire sempre cose nuove, aiuta ad ottenere il massimo rendimento mentale. Le sfide intellettuali, spezzare la monotonia e la sedentarietà sono gli elementi basilari di un Mental Training efficace. Se questi suggerimenti non sono sufficienti a raggiungere l’obiettivo personale o del gruppo, a dare una svolta concreta, è possibile rivolgersi a professionisti nella relazione di aiuto e dello sviluppo del potenziale, Coach, Counselor, psicoterapeuti con le competenze adatte sono figure che in modo efficace possono affiancare il cliente, il gruppo e sviluppare un percorso profondo, concreto, efficace e funzionale a raggiungere l’obiettivo. Per informazioni, consulenze scrivi a: lucastocchi68@gmail.com Oppure clicca qui (c)LucaStocchi2018 ![]() Empowerment, termine inglese che può essere tradotto come: miglioramento, accrescimento del potere. E' un concetto che delinea un processo e può essere definito come: “Conquista della consapevolezza di sé, del controllo sulle proprie decisioni, scelte e azioni, nell'ambito delle relazioni personali, lavorative, di vita politica e sociale”. E’ indice del percorso di sviluppo e crescita di un individuo, di un gruppo ho una comunità. Inizia da un incremento e sviluppo delle competenze, dell’autostima, della consapevolezza di sé e, del senso di “auto efficacia” e “autodeterminazione”. Attraverso questo processo si portano alla luce le risorse nascoste, si sviluppano le potenzialità e le dell’individuo o del gruppo. Il fine è quello di rendere l’individuo, il gruppo, più forte, più competente e indipendente. Quindi renderlo capace di prendere decisioni utili, di accrescere il controllo sulla propria vita, migliorandola e realizzando così progetti personali o di gruppo. Il Self-empowerment, è l’empowerment “individuale”, vuol dire potenziamento e sviluppo personale e professionale per utilizzare al meglio le proprie competenze, energie, potenzialità e capacità; è diventare protagonisti della propria vita, del proprio lavoro. E’ saper essere innovativi e generativi, saper mobilitare il meglio di sé per la propria espressione e crescita. E’ una sorta di “forza” interna dell’individuo che alimenta e influisce sul senso di benessere, sull’energia fisica e psichica, sulla sicurezza in sé. E’ una risorsa che influisce sul loro sentimento di benessere e sulla percezione di autoefficacia. Potenziare e sviluppare l’empowerment vuol dire inoltre sviluppare una cultura orientata al positivo. L’empowermt individuale o di gruppo è una delle capacità e competenze che possono essere sviluppate ad esempio attraverso lo studio, nel fare esperienze utili, nel mettersi alla prova, fare domande. Affiancarsi ad un coach o ad un counselor, professionisti della relazione di aiuto, del cambiamento e sviluppo di percorsi efficaci individuali e di gruppo, è un’altro modo di sviluppare l’empowerment, senza correre il rischio di disperdere o sprecare le preziose energie psicofisiche che abbiamo a disposizione. Perché sviluppare maggiore autostima, maggiore autoefficacia, consapevolezza e autodeterminazione deve essere un percorso “sano”, il corpo e la mente non devono arrivare esausti alla meta, alla realizzazione del progetto o al raggiungimento dell’obiettivo. Non dimentichiamo che abbiamo bisogni come le relazione affettive, amicali e lavorative, il nostro benessere personale, il nostro corpo che va curato. Se questi bisogni vengono ascoltati e rispettati, sviluppare l’empowerment del singolo o del gruppo darà frutti certi e risultati veri, stabili, pieni, positivi. (c)LucaStocchi2018 ![]() Quando parlo di allenamento lento (Slow Training) mi riferisco a una tecnica che già è ampiamente utilizzata nel body building ed altre discipline sportive e fitness, per incrementare e mantenere sia la forza muscolare che la mobilità e la resistenza, utilizzando sia i muscoli profondi che quelli superficiali. L'allenamento lento trae origine da alcune tecniche da discipline olistiche molto antiche come lo Yoga e il Thai Chi e dal più recente metodo Pilates e allenamento funzionale. Mi spiego meglio: l’allenamento lento prevede l’esecuzione degli esercizi in modo lento e controllato con o senza sovraccarichi, o accessori come le bande elastiche, ad esempio. Questo metodo trova applicazione con opportune variazioni, anche in un percorso di coaching, o di riequilibrio personale non solo sportivo. Perché inserire quando opportuno anche le sedute di Slow Training? L’esecuzione lenta di esercizi di tonificazione e condizionamento per il corpo è di aiuto per migliorare l’attenzione, la concentrazione, la fluidità tra respiro e movimento, la postura; inoltre, ha lo scopo di fornire al cliente strumenti che stimolino l’auto percezione, l’auto ascolto non solo del gesto tecnico, ma anche dei muscoli coinvolti, delle articolazioni, della postura e del fluire del respiro. Inoltre come ampiamente dimostrato da svariati studi scientifici, una attività fisica costante mantiene il corpo e la mente più efficienti, migliora l'umore e il sonno. Questo determina un incremento della consapevolezza, della connessione tra mente e corpo e comporta una muscolatura più efficiente e tonica che svolge il gesto in modo economico ed ecologico, funzionale all’obiettivo. Si crea, di conseguenza uno strumento in più da utilizzare nella scatola degli attrezzi di chi si allena. Si tratta, quindi, di un allenamento consapevole che il coach può inserire anche in percorsi di life coaching. Questo perché anche il corpo è uno strumento di azione e supporto al cambiamento in armonia con le scelte che il coachee (cliente) ha progettato. Per ulteriori informazioni, clicca qui. Oppure Mobile: 3405215481 Luca Stocchi Namaste' A.s.d. 3401079380 lucastocchi68@gmail.com (c)LucaStocchi (c)LucaStocchifotografie |
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